14 settembre 2020
I soggetti dimessi dalla terapia
intensiva per Covid-19 sono vivi, ma in quali pessime condizioni si ritrovano?
Se ne parla poco per non spaventare l’opinione pubblica: errore fatale! Se
tutti conoscessero la verità il comportamento generale sarebbe ben diverso da
quello attuale: superficialità generale nell’adottare le poche misure
preventive salvavita!
Si è puntato fin troppo su indossare la
mascherina e troppo poco sul distanziamento, che dovrebbe essere di almeno due
metri, come molti studi scientifici hanno evidenziato.
È ora di parlare
della sindrome post-covid
Non sempre chi
è considerato guarito dalla covid ne ha superato i postumi: su questi effetti a
lungo termine ci sono ancora pochi studi e fin troppa reticenza nel diffonderli.
Proprio perché
la COViD-19 è una malattia nuova, non esistono ancora studi sugli effetti a
lungo termine nei guariti all'infezione: nella fase dell'emergenza ci si è
concentrati sul salvare la vita dei pazienti, e i primi a guarire, in Cina, sono
usciti dagli ospedali solo pochi mesi fa. Tuttavia, un buon numero di persone
sopravvissute a forme non necessariamente gravi di covid continua ad avvertire
strascichi della malattia per settimane, addirittura mesi. Tanto che molti
scienziati ritengono che la "sindrome post-covid" sia da considerarsi
una famiglia di disturbi da seguire nel tempo, con fini di ricerca e
riabilitativi.
SFINIMENTO. Tra le possibili
(ma non obbligate) conseguenze a lungo termine della covid ci sono una
riduzione della funzionalità polmonare, lesioni al cuore, problemi neurologici
e cognitivi e in generale un senso di spossatezza che sembra non
passare mai. Questo è forse il sintomo più comune che lamenta chi è apparentemente
uscito dalla malattia: i sintomi di un persistente affaticamento con dolori
muscolari, difficoltà nel sonno, nella capacità di concentrazione e nella
memoria erano già stati accusati dai sopravvissuti alla SARS, e
sempre più spesso sono riportati da ex pazienti covid.
La sindrome
da stanchezza post-virale può dipendere dalla reazione immunitaria ai residui
del coronavirus nell'organismo, ma potrebbe essere legata anche alla diffusione di microcoaguli che riducono l'afflusso di sangue ossigenato nel corpo.
Da questo problema vascolare potrebbero dipendere anche i mal di testa e
l'affanno riportati da molti guariti. Il senso di fatica potrebbe anche essere
una conseguenza dell'attacco
del virus alle cellule che rivestono le pareti dell'intestino, che si infettano
e si infiammano: il virus persiste infatti a lungo nelle feci anche dopo essere
scomparso dai tamponi nasali, e finché l'equilibrio batterico intestinale non è
ripristinato possono prevalere stanchezza, mancanza di appetito, perdita di peso.
PROBLEMI AL CUORE. Il
coronavirus SARS-CoV-2 può attaccare il muscolo cardiaco,
e nei sopravvissuti a questo aspetto della malattia sembra poter causare danni
cardiaci a lungo termine, oltre a inasprire i disturbi al cuore preesistenti.
L'infezione da covid è stata collegata alla miocardite, una condizione che
comporta un'infiammazione che indebolisce il cuore e crea tessuto cicatriziale,
ostacolando la corretta circolazione del sangue ossigenato. I pazienti che
hanno subito danni al cuore dalla COViD-19 potrebbero essere più a rischio di
eventi acuti come infarti e ictus, e dovrebbero pertanto limitare fumo e alcol
in via preventiva.
IMPATTI NEUROCOGNITIVI. Sempre più
ricerche evidenziano sintomi neurologici nei pazienti ricoverati per covid,
come mal di testa, vertigini, perdita di coscienza, disturbi della vista,
perdita dell'olfatto e del gusto, dolore cronico. Alcune complicazioni a lungo
termine della covid potrebbero includere disturbi dell'attenzione, della
concentrazione e della memoria, nonché possibili disfunzioni dei nervi
periferici che raggiungono le dita, le braccia, le gambe. Complicanze
neurologiche quali formicolii, perdita di sensibilità, disturbi dell'equilibrio
e della coordinazione, sono stati accusati anche in rare occasioni da pazienti
guariti dalla SARS o dalla MERS, le altre due gravi infezioni da coronavirus.
Non è però
semplice distinguere le conseguenze della covid da quelle di un ricovero in
terapia intensiva. Nei pazienti guariti da forme gravi dell'infezione, alcuni
sintomi neurologici come il delirio (ossia uno stato di confusione mentale che
porta a sentire o a vedere cose che non esistono) potrebbero essere legati alla
permanenza in terapia intensiva (sia ai motivi per cui ci si è finiti, sia ai
trattamenti salvavita ricevuti). Un paziente su cinque tra chi è reduce da sindrome
da distress respiratorio acuto, una forma di insufficienza respiratoria che si riscontra
anche nelle forme più gravi di covid, sperimenta problemi cognitivi a lungo termine dovuti alla mancanza di corretta
ossigenazione, all'infezione subita o ai trattamenti ricevuti. Molti di questi
pazienti soffrono anche di disturbi da stress post-traumatico per l'esperienza
legata alla malattia.
LESIONI POLMONARI. I danni
polmonari del virus SARS-CoV-2 possono lasciare sui tessuti cicatrici perenni,
con conseguente difficoltà a tornare alla vita di tutti i giorni. Gli stessi
problemi sono stati accusati da parte dei guariti da SARS e MERS, ma a
differenza di queste precedenti infezioni, la covid attacca in genere entrambi
i polmoni, e non uno soltanto. Soprattutto i più anziani e chi soffre di
patologie pregresse potrebbero accusare, anche dopo la guarigione, i sintomi
della "fame d'aria" al primo cenno di attività fisica intensa.
Nell'era post-covid occorrerà affinare le capacità di valutare e seguire nel
tempo questi disturbi.
Tutto questo
ci dice che la COViD-19 è una malattia multiorgano che può avere effetti
duraturi su molti sistemi del corpo umano. La buona notizia è che ci si
aspetta che questi danni guariscano, con il tempo, nella maggior parte dei
pazienti. Ci si aspetta è solamente una speranza, se così non fosse: la
vita dei guariti sarebbe un inferno!
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