30 agosto 2022
IL COSMO E’ BUIO
Noi di notte vediamo le stelle unicamente perché brillano di luce propria.
Quando immaginiamo lo spazio,
la prima cosa che viene in mente è una coperta infinita di stelle. Il cielo
stellato è un po’ il simbolo dei nostri sogni di esplorazione spaziale, eppure
nelle immagini degli astronauti, le stelle non si vedono. Ma cosa succede
esattamente? La risposta la trovate sempre guardando il cielo stellato, ma
durante una sera con la Luna piena. Le stelle più pallide non sono più visibili
intorno alla luce riflessa dalla Luna e questo può far sembrare il cielo molto
meno ricco. Lo stesso avviene con gli astronauti in orbita intorno alla Terra.
La Terra, quando viene illuminata dal Sole diventa migliaia di volte più
luminosa delle stelle intorno e come risultato, nelle foto non si vede traccia
della pallida luce delle lontane stelle.
Ovviamente le stelle sono li,
e gli astronauti le possono vedere se si voltano nella direzione opposta al
Sole. Ma la ragione per cui non le vediamo noi sta anche nella natura delle
macchine fotografiche che non riescono a recuperare abbastanza luce da questi
lontani e piccoli puntini e vengono velocemente inondate dalla luce solare. Per
evitare che le foto siano troppo esposte, gli scatti sono veloci e quindi il
tempo di esposizione alla luce stellare è veramente troppo basso. I nostri
occhi sono molto più sensibili alla luce rispetto alle macchine fotografiche e
quindi gli astronauti possono vedere molto più di quanto possono farci vedere a
noi qua giù.
Anche le missioni Apollo hanno avuto
lo stesso problema. La luce riflessa dalla regolite di cui è coperta la
superficie è così intensa che avrebbe reso sbiancate tutte le immagini.
Ma le foto delle stelle non mancano.
Sono però di un tipo particolare chiamato time-lapse. In pratica la camera
viene lasciata esposta per durate molto lunghe in modo da permettere a molto
più fotoni di fissarsi nell’immagine. Un effetto è che poi le stelle si vedono
durante il loro movimento, come strisce lunghe nel cielo.
Per registrare l’immagine di
una singola stella, l’obbiettivo dev’essere esposto per minuti o anche ore, per
arrivare ad avere abbastanza fotoni da distinguere la pallida luce stellare.
Ovviamente si tratta di casi in cui non c’è un altra cosa nella fotografia. Se
gli astronauti facessero lo stesso quando riprendono se stessi, la luce
riflessa dalla loro tuta sarebbe così tanta che alla fine del processo si
vedrebbe tutto sbiancato.
Una cosa da ricordare però, è che
dallo spazio non si vedono tantissime stelle in più rispetto ai posti migliori
sulla Terra. Il numero di stelle visibili dalla Terra durante una serata
particolarmente buia, in cima ad una montagna con l’atmosfera molto secca, è
più o meno lo stesso visibile dagli astronauti. Con l’aggiunta di alcune più
pallide, ma non un numero così grande da vedere la differenza ad occhio nudo.
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