19 giugno 2008

ESISTE LA MEMORIA GENETICA ?






Nell'universo,gli eventi si realizzano ad ogni istante del continuum spazio-tempo, in corrispondenza di ogni singolo stadio della trasformazione. Nella vita umana, nascita e morte, delimitano l'intervallo di tempo dello sviluppo fisico, ma le trasformazioni seguono e precedono tali limiti; in essa coesiste, parallelamente alla vita fisica, il pensiero intelligente che, pur essendo singolarità umana, è soggetto alle stesse regole universali.
Memoria genetica
Il cervello umano è caratterizzato da milioni e milioni di connessioni sinaptiche che collegano i neuroni tra loro.
Grazie a questa fitta rete siamo in grado di memorizzare avvenimenti, imparare, provare emozioni. Le sinapsi del nostro cervello, però, non sono come le maglie fisse di una rete. Le connessioni sono estremamente plastiche: si sciolgono e si formano in continuazione rispondendo alle esperienze che viviamo.
Addirittura è stato dimostrato che il modo stesso con cui si fanno le varie conoscenze determina il tipo di allacciamento sinaptico tra alcuni neuroni piuttosto che tra altri.
Nei primi 24 mesi di vita i primissimi stimoli sensoriali vengono registrati dall'amigdala, sede naturale delle reti neurali della memoria implicita; la peculiarità di formazione delle reti (forse dovuta alla soggettiva disposizione dei bottoni sinaptici) determina, tra tante, una sola modalità di imprimersi in memoria e la correlata reazione nella rievocazione. Possiamo quindi dire che quello che siamo, i comportamenti che adottiamo, sono il frutto delle interconnessioni nervose che si creano nel nostro cervello. Nell'uomo, il flusso informativo dell'intellighentia, oltre che essere acquisito dall'esterno, può essere generato all'interno del sistema informativo stesso, sotto l'influenza che deriva dall'ambiente.
Secondo le neuroscienze, nulla, ad oggi e tra soggetti diversi, fa supporre modi non univoci di memorizzazione percettiva del sistema neurale. Non esiste prova di pensiero intelligente precedente la nascita, tranne gli schemi di connessione delle sinapsi che, rappresentando l'unica variabile, si suppone possano non essere casuali.
Visto che le sinapsi sono diverse da cervello a cervello, anche i comportamenti che ne risultano sono diversi da persona a persona. Ognuno di noi è unico. Questo si esplica nei diversi modi che ognuno di noi ha per fare la medesima cosa: ogni cervello allaccia sinapsi in modo peculiare. Tale unicità potrebbe essere dovuta alla combinazione dei DNA di origine. L'ipotesi, estremamente affascinante, lascia intravedere nuovi orizzonti per lo sviluppo delle scienze e delle tecnologie biomediche. In futuro la ricerca indagherà l'esistenza di quella che potremmo definire memoria genetica, realizzata mediante percorsi sinaptici non casuali, ma esattamente determinati dalla combinazione del DNA dei genitori. Il fenomeno è spiegato, per analogia, dal caffellatte, nel quale l'esatta dose di caffè e di latte (tra le tante possibili) determina il risultante sapore unico, che conserva tuttavia entrambe i sapori d'origine. E' possibile che le nostre scelte avvengano sotto la costrizione di sostanze chimiche sintetizzate dal nostro cervello, in funzione di come le connessioni cerebrali riescano a formarsi, in base a percorsi sinaptici obbligati determinatisi ancor prima della nascita. Se così fosse vuol dire dover accettare il fatto che sia proprio la disposizione preordinata, che assumeranno le reti sinaptiche (conseguenza dalla combinazione dei DNA), a formare il nostro modo di reagire ai vari avvenimenti. Ciascuno reagisce secondo un codice genetico che non lascia spazio al libero arbitrio. Dobbiamo quindi pensare di non poter avere scelte spontanee bensì indotte da una unica combinazione dei due DNA, tra le infinite sintesi caratteriali dei genitori, realizzata contestualmente al concepimento. Ogni individuo trasmette parte del suo patrimonio genetico ai propri discendenti ed è perfettamente logico e naturale supporre che i figli siano la risultante (tra tante possibili) della combinazione di caratteri fisici, psicologici e mnemonici dei genitori e loro avi, trasmessi attraverso geni, cromosomi e schemi neurali.

Motivazione dei sogni.
Il sonno sarebbe la innaturale condizione di stasi del sistema neurale umano, altrimenti costantemente attivo durante la veglia, che il sogno riconduce a normalità mediante mutazioni di pensiero casuali che, aumentando notevolmente l'entropia del sistema, sono surrettizi rispetto al pensiero razionale. Anche i sogni, pur nella libera associazione mnemonica, ripropongono il vero "carattere" del soggetto: timido, coraggioso, violento etc. a conferma che gli schemi preordinati delle reti sinaptiche caratterizzano qualunque forma di manifestazione del "pensiero". Al pari di altri organi il cervello non può fermarsi neppure parzialmente, dovendo presiedere, mediante i sensi attenuati e l'attività cerebrale tipica dell'attenzione al controllo dell'ambiente quale possibile fonte di pericolo. Quindi deve formulare pensieri costantemente, ma lo fa in un mondo mentale staccato e misterioso, come se fosse sveglio altrove. Durante il sonno lo fa senza il bisogno di dover seguire la logica razionale della veglia, che attiva le piene funzioni finalizzate a garantire le migliori condizioni di benessere e sopravvivenza.Volendo azzardare un esempio, il cervello è come un computer al quale non si può staccare l'alimentazione. Il suo uso ci consente di sfruttare sezioni della memoria ognuna con funzioni diverse, ma anche quando non lo facciamo "lavorare", la corrente scorre con continuità nei suoi circuiti. Qui però finisce l'analogia perchè esso è una macchina inanimata. Le diverse teorie sulla funzione dei sogni, formulate da Freud, Joung, Hobson, Hartman, Griffin ed altri, indagano principalmente il loro aspetto psicologico e non la singolarità funzionale dell'organo che li genera. L'impossibile disattivazione del cervello, consentendo di affrontare la motivazione al sogno da diverso punto di vista, individua nella funzione necessariamente dinamica dei sogni l'elemento di disambiguità.

Una prova indiretta ma concreta dell'esistenza di memoria genetica viene confermata osservando alcuni animali, ad esempio i cani: pur non avendolo mai fatto prima ne averlo mai visto fare, conoscono quale erba mangiare quando non stanno bene e l'erba è alla loro portata: l'erba canina. Istinto? ma cos'è l'istinto se non memoria genetica?

Commenti:
la mancanza di riscontri oggettivi rende queste tue teorie......molto personali.
 
Se avessi riscontri oggettivi farei affermazioni e non delle ipotesi.
 
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Il seguente commento era stato eliminato per errore:
Le tue teorie ci interessano tantissimo.
Ti saremmo grati se tu potressi lasciarci una bibliografia di riferimento.
Cordiali saluti e auguri di buon 2009
Grazie

Davide e Liliana
noreply-comment@blogger.com;
 
leggere l'intero blog, pretty good
 
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