28 gennaio 2009
Soggetto ed ambiente, chi cambia chi

L’ambiente riesce progressivamente a modificare la vita mentre questa vi si
adatta modificandolo.
Tutto ciò che è vivo risponde innanzitutto, con tutta la capacità di cui
dispone, al primo imperativo della vita: vivi! Per far ciò, ogni essere vivente,
oltre alla capacità di adattamento, dispone di mezzi finalizzati a modificare e
controllare, seppure in parte, l’ambiente che lo accoglie e di conseguenza, come
già detto, è in grado di modificare sia l’ambiente che se stesso.
Il tumore, ad esempio, modifica a suo favore l’intero ambiente che lo
circonda, sfruttando pressoché tutti i sistemi dell’organismo. Le cellule
cancerose interagiscono in modo continuo con l’ambiente esterno, vi si adattano
o cercano di modificarlo a proprio vantaggio, per esempio costringendo le
cellule circostanti a rilasciare fattori di crescita o stimolando la creazione
di nuovi vasi sanguigni (vascolarizzazione).
Altro esempio è dato dall’azione soppressiva degli antibiotici verso i
batteri, che induce questi ultimi a sviluppare "resistenza", reazione automatica
e conseguente finalizzata a modificare se stesso per riuscire a resistere al
nemico mortale, questo "modificarsi per resistere", nella pratica reale rende
sempre meno efficaci gli antibiotici.
Analogamente, l’uomo ha costantemente modificato l’ambiente nel quale vive,
adattandolo progressivamente alle sue esigenze, anche trasformando la materia
che lo circonda: metalli, derivati del petrolio, farmaci, costruzioni edilizie,
meccaniche e tecnologiche in genere; il fine è stato : incrementare le
prospettive di vita del singolo e della specie.
Molte tra le specie animali del nostro pianeta si sono evolute nel tempo,
fino a trasformarsi in maniera tale da riuscire ad adattarsi all’ambiente; molte
altre si sono estinte a riprova che l’evoluzione di una specie, oltre a produrre
adattamento, potrebbe non realizzarlo procurando invece involuzione fino alla
scomparsa. La capacità dell'uomo di curare molte malattie e prevenirne altre con
vaccinazioni di massa, il miglioramento generale delle condizioni
igienico-sanitarie, l'allungamento della vita media e l’incapacità di esercitare
alcun tipo di controllo sulle nascite, sta producendo crescita esponenziale
della popolazione planetaria; prima o poi si presenterà il problema di riuscire
a produrre cibo sufficiente a sfamare la popolazione mondiale divenuta
sproporzionata. Nel processo evolutivo umano, la manipolazione di fattori
automatici di equilibrio e di controllo potrebbe portare all’estinzione diretta
della specie, o indiretta per incapacità dell’ambiente a sostenerla. Il processo
evolutivo delle specie viventi si forma attraverso il susseguirsi di
innumerevoli stadi in tempi lunghissimi; diversamente, l’evoluzione umana ha
prodotto risultati molto più rapidi, dovuti all'intelligenza. Secondo i
meccanismi d’azione della logica evolutiva, anche l’umanità potrebbe quindi
estinguersi a meno di non interrompere la manipolazione dei meccanismi naturali
di crescita, adattamento e trasformazione. Il nautilo, che tra le più antiche
forme di vita è la più longeva, come mostrano i suoi fossili, nei millenni non
ha subito alcuna trasformazione. Il DNA umano, invece, di trasformazioni pare
ne abbia subite parecchie per interazione con l’ambiente e non solo. Millenni di
attitudine alla violenza ed alla sopraffazione, giustificate dalla necessità di
sopravvivere alle fiere ed alla barbarie della stessa razza umana, hanno
lasciato una traccia indelebile nel carattere, che continua a manifestarsi
persino ai giorni nostri, anche se ormai non avrebbe alcun motivo di esistere.
Alla luce di molti fatti recenti, l'uomo non sembra capace di accelerare il
proprio percorso evolutivo senza, collateralmente, rischiare l’estinzione, e
neppure far regredire definitivamente alcuni atavici istinti animaleschi, o
altri fatalmente autodistruttivi.
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