1 marzo 2009

VOGLIO ESSERE ANORMALE

Credo che tutti noi tendiamo a condividere con gli altri, oltre alle gioie della vita, anche le cose spiacevoli. Questo accade anche quando, per scaricare la tensione, parliamo con gli altri o scriviamo di fatti che creano sofferenza, disagio, rabbia o notevole tensione, così di recente ho scoperto che scrivere, oltre ad essere “terapeutico”, mi piace.
Al tempo d’oggi, molte istintive tendenze all’ottimismo, che non sconfinino nell’incoscienza, vengono frequentemente mortificate da notizie su fatti di cronaca e nuovi fenomeni sociali. Il pessimismo invece, che non aiuta a “pensare positivo” potrebbe, quanto meno, consentire di non farsi trovare impreparati al possibile “peggio” che tutti speriamo non arrivi mai. Sarebbe invece auspicabile, come sempre, la coesistenza di entrambe, quale migliore soluzione per reagire agli eventi.
Osservando le cose del mondo, che accadono in questo tempo, mi piace pensare che un evento sconosciuto, come la miriade di onde elettromagnetiche che invade l’ambiente e lo satura, o le nuove sostanze chimiche negli alimenti, aggiunte alle precedenti già abbondanti, più che lo stress o il distress, abbia potuto influenzare, in qualche modo a noi sconosciuto, saggezza e sanità mentale umana. Fatti eclatanti, sotto gli occhi di tutti, lo confermano e sono in continuo aumento. Aver assegnato un territorio agli Ebrei da parte della comunità internazionale, senza voler entrare nel merito della decisione, si è rivelato madre del peggiore terrorismo mondiale. Tutte le religioni predicano tolleranza e rispetto reciproco, mentre tendono esse stesse all’integralismo; predicano fratellanza e carità umana perseguite invece, in piccola parte, da farraginose organizzazioni esterne ad esse e piccole realtà interne. L’accoglienza ai migranti è tema che coinvolge non più di tanto le masse, che restano esposte all’iniziativa di coloro che, per mestiere, hanno interesse a suggerire opinioni. La forbice che divide chi ha tanto da coloro che non hanno niente si allarga di continuo fagocitando il cosiddetto ceto medio, la recessione economica mondiale, frutto di folli ricette della scienza monetaria, al di fuori di ogni pur declamato controllo, ha dato una ulteriore accelerazione al moto divergente di quella forbice. L’istituto della famiglia, giusto o sbagliato che fosse, è in grave crisi per diversi motivi noti e non esiste ancora un modello capace di sostituirlo. Le droghe dilagano ormai ovunque come fenomeno di massa. Gli stupri sono notizie quotidiane più della violenza sui minori, perché questi non sono in grado di denunciare. Il rispetto della vita umana, anche tra i popoli che si definiscono civili, è costantemente in calo. Esistono interi reparti di eserciti costituiti da bambini. Ogni giorno 24.ooo persone, in maggioranza bambini, muoiono per fame. Le prospettive di lavoro dei giovani vengono costantemente stroncate, ovunque, dalle notizie di consistenti licenziamenti, prefigurando scenari futuri molto inquietanti che ricordano l’oscuro passato nel quale, la proprietà di un pezzo di terra, più che arti e mestieri, è stata l’unico antidoto alla fame.
Che i popoli siano sempre stati capaci di superare qualunque momento difficile, è vero, ma è accaduto prima della globalizzazione e sempre al di fuori di crisi generali per recessione mondiale. Oggi per raddrizzare l’economia, non certo per evitare la crisi, occorrerebbero nuovi progetti finalizzati, idee chiare, coraggio e volontà per introdurre nuove logiche, regole nuove e modelli sociali ed economici diversi dal passato, ma le incrostazioni che attanagliano il mondo politico, economico e culturale impediscono che questo possa avvenire.
Se qualcuno pensasse che tutto ciò possa definirsi catastrofismo e che invece possa rientrare nella normalità, allora voglio essere anormale, e voi?

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