29 novembre 2009
NORMALITA' E PREGIUDIZIO.
La genialità ha quasi sempre caratterizzato i diversi, come Galileo solo contro tutti e per questo scomunicato dalla Chiesa, o Gesù Cristo che cambiò la storia umana e fu crocifisso. La paura del diverso ha portato gli uomini a commettere sempre gli stessi errori per l’incapacità di imparare da quelli commessi. La stessa incapacità che ha impedito il progresso imparando dalla Storia, quest'ultima ha dimostrato come le parti possano invertirsi e gli errori commessi in passato possano fatalmente ritorcersi contro.
Il pregiudizio è generalmente basato su una predilezione immotivata per un particolare punto di vista o una particolare ideologia. Un tale pregiudizio può ad esempio condurre ad accettare o rifiutare la verità non in base alla forza degli argomenti a supporto, ma in base alla corrispondenza alle proprie idee preconcette, senza quindi alcuna riflessione.
Il punto di vista assoluto, oggettivo, universale o addirittura neutrale, non può esistere, ma solo rendere coscienza del fatto che la propria è una delle interpretazioni possibili. L’ignoranza porta al pregiudizio negativo e la propria verità non rende menzogna quella dell’altro.
La normalità è quindi una forma di pregiudizio imposto, un modello al quale riferirsi per abitudine, uno stereotipo di gruppo che tende ad escludere distinguendo i soggetti non omologhi. Eppure è innegabile che la soggettività rappresenti il valore fondante la diversità, grande ricchezza umana, senza di essa saremmo una informe moltitudine di automi. La natura ha reso tutti gli uomini simili ma soggettivamente diversi, ogni loro azione mirata a contrastare l'ordine precostituito, deriva da convincimenti ritenuti manifestamente erronei, ma così non è.
28 novembre 2009
SOLDI, SOLDI, TANTI SOLDI, SOLDI PER TUTTI.
27 novembre 2009
QUANTO SEI BELLA ROMA.
26 novembre 2009
L’UOMO E’ UN ESSERE SUPERIORE, MA A CHI?
Nascere non è una scelta, vivere o morire lo è.
La mancanza di alternativa, da un lato costringe l'uomo ad accettare la morte e dall'altro a non comprendere le modalità di sofferenza e tragicità che, in taluni eventi, spesso sfiorano la barbarie. Alla casualità dell’evento morte, si contrappone la negazione che essa possa essere dovuta ad una scelta terza, un progetto superiore o una finalità non comprensibile. Al contrario, scegliere di non vivere e quindi di morire, è perfettamente comprensibile perché implica un atto concreto, volontario e non casuale. Scegliere di morire ed aspettare che avvenga per caso, contrasterebbe apertamente con la definizione di “scelta”, quindi escluderebbe la casualità. Non riuscire ad associare alcuna giustificazione logica al modo di morire, tranne la casualità, trascende la comprensione umana e spaventa più della stessa morte.
In sintesi: si riesce ad accettare la morte ma non il modo in cui essa avviene, perché esso non lascia intravedere alcuna giustificazione logica e, in definitiva, ogni riflessione su questo tema conduce inevitabilmente alla negazione dell’esistenza di Dio.
Che significato ha nascere, vivere, morire, quindi esistere? per rispondere a questa domanda occorre fare un passo indietro e scoprire il significato dell’esistenza dei microbi, dell’erba, delle rocce o dei dinosauri; la risposta è: siamo sicuri che tutto ciò debba necessariamente avere un significato che ne giustifichi l’esistenza? se non bastasse sapere che la loro funzione è di assolvere al funzionamento del “sistema”, sarebbe giustificato porsi domande che attengono alla “creazione”, ovvero ad un termine di pura fantasia?
Penso che l’uomo sia meno grande di quanto creda, per capirlo basta osservare le formiche che nulla sanno dello spazio e degli astri distanti milioni di anni luce dalla Terra; il fatto che le formiche non siano fornite di intelligenza mentre l’uomo, grazie ad essa, è in grado di porsi certe domande, sicuramente non rappresenta l’elemento significativo finalizzato a capire “tutto”.
Porsi domande è lecito, pretendere di avere risposte giuste ad ogni domanda potrebbe essere definito: stupido, ma indiscutibilmente umano.
20 novembre 2009
L’IMBUTO
18 novembre 2009
QUELLO UMANO E' L'UNICO MODELLO DI RIFERIMENTO
Tutti gli schemi tecnologici realizzati fanno riferimento al “modello umano”, del quale sono l'omologo ed esso ne è il limite.
L’uomo è paragonabile ad una complessa macchina bio-elettro-chimica il cui funzionamento è regolato da schemi e modelli che rispondono a precise logiche di base.
Il sistema immunitario umano, ad esempio, presenta vari livelli di difesa dalle aggressioni dannose. Una prima barriera esterna (il derma) è moderatamente efficace se confrontata alla grande potenza difensiva propria dei sistemi circolatori, è qui che i nemici peggiori vengono annientati. Si potrebbe stabilire la logica di base del sistema immunitario definendone la strategia: consentire l’accesso interno ai nemici più pericolosi per combatterli in ambiente controllato. Evidentemente la scelta del terreno di lotta è più importante del rischio di avere il nemico in casa. Molte battaglie di guerra sono state vinte costringendo il nemico su un terreno a lui sfavorevole o in una posizione svantaggiosa, come avere il sole di fronte, impiegando quindi l'analoga strategia del sistema immunitario. Lo stesso Ulisse, nonostante lungo ed infruttuoso assedio, conquistò Troia espugnandola dal suo interno.
Le azioni umane derivano dalla memoria residente del cervello che contiene i “modelli codificati” con i quali vengono confrontati i dati rilevati dagli eventi del presente. Analogamente fa il computer con la memoria in esso residente e con i “programmi”, omologhi dei “modelli codificati”, impiegando però la RAM o memoria volatile che, se non trovasse un corrispettivo nel funzionamento cerebrale, potrebbe rappresentare, più di ogni altro, l’elemento creativo.
I motori a combustibile o quelli delle macchine alimentate ad energia, utilizzano la stessa logica del principio di funzionamento di parti del corpo umano, delle quali sono la rozza riproposizione nel dominio della meccanica, ma con rendimento non paragonabile. Non sorprende più di tanto la scelta di affidarsi alla elettromeccanica, più che alla biochimica, per la realizzazione di modelli tecnologici; da sempre l’uomo sceglie la strada più breve e meno impegnativa, anche se questa non sempre si è rivelata la scelta migliore.
15 novembre 2009
Un'immensa voragine nello spazio: "E' il segno degli Universi paralleli"
I ricercatori dell'università di Nord Carolina lo spiegano con la "teoria delle stringhe"
"Esisterebbero una miriade di universi intorno al nostro" ........di LUIGI BIGNAMI
C'E' UN'IMMENSA voragine nell'Universo. Si trova tra 6 e 10 miliardi di anni luce dalla Terra. Si tratta di un volume di spazio con un diametro di circa 900 milioni di anni luce dove il "nulla" la fa davvero da padrone. Agli strumenti che l'hanno scoperto appare come una gigantesca macchia oscura nel cielo, come se una mano smisurata avesse cancellato quasi tutti gli oggetti luminosi presenti al suo interno.
Ora un gruppo di ricercatori ha dato una spiegazione a quel fenomeno. Suona fantascientifico, ma Laura Mersini-Houghton dell'Università del North Carolina a Chapel Hill (Usa) dice proprio così: "E' l'impronta indelebile di un altro universo che sta oltre il nostro". Ma per capire questa spiegazione - apparsa su NewScientist - che potrebbe rivoluzionare tutte le idee sorte sul nostro Universo è necessario fare un passo indietro.
"Non solo non è mai stato trovato un vuoto tanto grande, ma nessuna ipotesi sulla struttura dell'Universo lo aveva previsto", aveva detto Lawrence Rudnick dell'Università del Minnesota (Usa), autore della scoperta del buco avvenuta lo scorso mese di agosto. E questo spiega il motivo per cui la sua esistenza era stata messa in luce quasi per caso.
"Era una mattina durante la quale i radiotelescopi del Vla (Very Large Array) - in grado di captare ogni più piccolo segnale radio emesso da una stella, una galassie o qualunque altro corpo celeste ancora attivo - non erano impegnati in osservazioni particolari e allora ho deciso di puntarli verso la "macchia fredda" individuata dal telescopio spaziale della Nasa Wmap (Wilkinson Microwave Anisotopy Probe)", ha spiegato Rudnick. La "macchia fredda" in questione è una misteriosa anomalia presente nella mappa della "radiazione cosmica di fondo" dell'Universo, la radiazione che permea l'intero cosmo e che viene interpretata come l'energia residua del Big Bang. Tale radiazione presenta variazioni tra un punto e l'altro che non superano lo 0,001 per cento. Ma dalla "macchia fredda" che si trova in direzione della costellazione di Eridano, non giungeva ai radiotelescopi del Vla alcun "fotone", le particelle di energia cioè, che si muovono alla velocità della luce e che solitamente sono emesse da atomi o stelle attive. Ciò stava ad indicare che l'area era totalmente vuota di materia.
Subito si sono scatenate le ipotesi per dare una spiegazione a quell'immenso buco fatto di nulla. Ipotesi che non davano pienamente ragione al fenomeno. Ora Mersini-Houghton sembra aver dato un senso ad esso interpretandolo al di fuori della cosmologia standard. La ricercatrice infatti, ha utilizzato la "teoria delle stringhe", una teoria della fisica che ipotizza che la materia, l'energia, lo spazio e il tempo siano la manifestazione di entità fisiche sottostanti, chiamate appunto le "stringhe", le quali vibrano in 10 dimensioni nello spazio-tempo e che formano le particelle subatomiche che originano gli atomi.
Secondo questa teoria non esiste un solo Universo, bensì 10 alla 500 universi (si immagini un numero composta da 1 seguito da 500 zero, un numero inimmaginabile) ognuno con proprie leggi fisiche.
Spiega Mersini-Houghton: "Quando il nostro Universo si formò doveva interagire con gli altri Universi vicini. E quel buco è proprio il risultato di quell'interazione avvenuta subito dopo la nascita del nostro Universo che da allora, per le caratteristiche che esso possiede, continuò ad espandersi. Purtroppo non ci è possibile osservare ciò che ci arriva dai confini dell'Universo, che si trova tra 42 e 156 (1) miliardi di anni luce da noi e quindi non possiamo vedere ciò che c'è oltre il buco". Ma quel buco è proprio l'impronta che un Universo diverso dal nostro ci ha lasciato all'inizio del tempo e dello spazio.
Che il buco si formò agli inizi dell'Universo è d'accordo anche Rudnick, il quale dice: "Le teorie correnti suggeriscono che tutte le strutture che oggi vediamo nell'Universo presero forma all'inizio del tempo e dello spazio. La struttura vera e propria fatta di vuoti e agglomerati di materia, poi, è cresciuta nel tempo guidata dalle forze gravitazionali".
Secondo Mersini-Houghton, tuttavia, dovrebbe esserci un altro buco simile a quello scoperto dalla parte opposta dell'Universo rispetto a quello già osservato e questo lo sapremo quando verrà lanciato un altro satellite per lo studio delle microonde dell'Universo molto più sofisticato dei precedenti, il satellite dell'Esa, Planck.
L'ipotesi dell'astrofisica è ora sotto osservazione dell'intero mondo scientifico, che al momento guarda con sospetto alla Teoria delle Stringhe. Ma se quanto ipotizzato da Mersini-Houghton non verrà smentito, dovrà iniziare la ricerca ai quasi infiniti universi che circondano il nostro.
Alcuni lettori si chiederanno come è possibile che l'Universo abbia un raggio di 42 o 156 miliardi di anni luce se è nato solo 13,7 miliardi di anni fa. La spiegazione sta nel fatto che nel tempo le misure si sono dilatate. Si perdoni la semplificazione, ma un centimetro misurato dopo pochi secondi dalla nascita dell'Universo non corrisponde ad un centimetro di oggi.
I DUE UNIVERSI
Uno, esterno all’uomo, è costituito da energie e particelle.
L’altro, interiore, è formato dal pensiero della mente umana.
L’universo materiale, macro e microscopico, è retto dalle fredde leggi della scienza.
L’universo interiore poggia sull’intelletto e sui sentimenti umani, sull’ intuito e sull’immaginazione, sulla logica e sull’emotività.
Si capisce bene che l’universo materiale è meglio definibile, perché regolato da ferree leggi fisiche, mentre quello interiore è soggetto ad un grande numero di variabili sia dipendenti che indipendenti.
SPIEGO MEGLIO:
Ciascun uomo impiega la prima parte della sua vita per acquisire informazioni sull’ambiente, conoscenza del mondo circostante e di quello dei sentimenti, istruzione scolastica, immagini, coscienza del bene e del male, dell’organizzazione sociale e degli interessi soggettivi etc. Questa ingente massa di informazioni viene continuamente riversata nella memoria residente a formare “modelli”, attraverso schemi neurali geneticamente predefiniti, confrontati per analogia con eventi della vita quotidiana. Ogni valutazione, ad esempio della bellezza, deriva dal confronto col personalissimo “modello ideale”.
Le nostre azioni, i giudizi e le valutazioni sono conseguenza dell’attivazione dei meccanismi mentali appena descritti.
Tutto ciò rende unico ogni soggetto le cui azioni interagiscono o determinano lo sviluppo di eventi.
L’universo interiore è sicuramente più complesso dell’altro per il fatto di non essere regolato da leggi fisse, bensì da scelte individuali in grado di modificare gli eventi. Per questo credo che il concetto di Dio e di creazione gli sia più vicino e sia più affascinante l’universo che è in ciascuno di noi.
Chi conduce il gioco, nei due universi, sono le regole della natura fisse ed ineluttabili, oppure l’autodeterminazione intesa come capacità di determinare lo svolgimento degli eventi con scelte soggettive.
Chi cerca Dio non lo troverà in uno soltanto dei due universi, perché per definizione Dio non può che essere infinito, quindi è in entrambe.
Ovvero Dio è dentro e fuori di noi.
Perché cercarlo dove non è? ovvero perché cercarlo nell’immaginario e non nel reale?
13 novembre 2009
LA COMUNICAZIONE SENZA L'ANIMA.
Il bisogno di comunicare fa parte della natura umana. Possiamo ben attribuire al bisogno di comunicare lo sviluppo della civilta, senza di esso abiteremmo ancora oggi le caverne.
L'incipit appare come provocazione, potrebbe segnare la linea di demarcazione tra aspetti sociali umani antichi e moderni, già, perchè "cose" di qualche decennio fa, vengono oggi considerate: "antiche".
Molte tra le cose umane appaiono come una medaglia con due facce, una positiva l'altra negativa, lo è anche la comunicazione.
L'eccezionale sviluppo e diffusione dei social network, ha consentito ad una penna illustre di definire parte dei fruitori: massa di imbecilli; pur volendo ammettere che tale affermazione possa contenere anche un fondo di verità, essa ha connotato fascista: anche gli imbecilli hanno pieno diritto di esprimersi, come meglio credono e con i mezzi messi a loro disposizione, democraticamente, dalla tecnologia e dallo sviluppo sociale.
Le nostre zone erronee
Il popolo dei social è estremamente variegato, i social vengono praticamente utilizzati da tutti, dai Presidenti di Stati sovrani fino alle "schiere di imbecilli". Una errata intepretazione qualunquista, tendeva in passato a definire il popolo dei social: popolo di perditempo; pensando che si trattasse di pensionati, disoccupati, casalinghe, studenti ecc. Ma essendo oggi il loro utilizzo sfruttato praticamente da tutti e per innumervoli finalità, nessuno potrà più definire il popolo dei social: popolo di perditempo.
12 novembre 2009
QUO VADIS HOMO ?
La prima diversificazione distingueva due direzioni di sviluppo (secondo la classificazione visiva umana): macroscopico o microscopico.
La diversificazione macro consisteva nella formazione di poche specie capaci di vivere in acqua, aria o dentro il terreno, per poi espandersi sul pianeta mediante adattamento.
L’adattamento invece, ha permesso di orientare ciascuna specie verso lo sviluppo della forma fisica, degli organi e del metabolismo, rendendoli funzionali all’ambiente di vita.
Sempre l’ambiente ha stimolato l’ulteriore specializzazione di alcuni organi come la vista notturna, la capacità della pelle di cambiare colore, o quella dell’orientamento sulle grandi distanze migratorie.
Le molto diverse tipologie di ambiente terrestre hanno costretto le varie forme di vita macro, a frazionare ulteriormente le nicchie alle quali adattare i propri organi, persino quelli della riproduzione, che oggi distinguiamo in due principali tipologie: mammiferi ed ovipari, adattati alla opposta capacità di proteggere o meno la prole. Alcuni ovipari diffondono nell’ambiente moltissime uova, mentre taluni mammiferi generano un solo piccolo alla volta poiché, diversamente dai primi, sono in grado di difendere ed accudire la crescita della prole.
Alcune specie hanno sviluppato in modo molto diverso i loro sensi o li usano in maniera diversa, come il senso del sesso, che per alcune, oltre alla finalità procreativa, rappresenta un mezzo di piacere fisico, mentre per altre si attiva solo quando sono in calore, ovvero col richiamo stagionale che serve unicamente all’accoppiamento a fine procreativo.
Sicuramente l’intelligenza superiore, ma anche la vista capace di spingersi verso lo spazio esterno occupato dal firmamento, hanno prodotto nell’uomo, fin dagli albori della sua esistenza, il “sentimento del divino”, necessario all’equilibrio psicologico per mantenere la salute mentale.
Il sentimento del divino è quindi uno dei bisogni primari dell’uomo, essenziale per la sua esistenza e che condiziona ogni suo atto al pari dell’adattamento all’ambiente e della perpetuazione della specie.
La superiore intelligenza ha saputo fare di più che adattare l’uomo all’ambiente: è riuscita ad adattare l’ambiente ai bisogni umani, ma anche il sentimento del divino, trasformandoli.
Non è affatto dimostrato che tale superiore capacità umana sia positiva ad oltranza, infatti l’eccessiva trasformazione dell’ambiente sta portando verso la distruzione dello stesso; analogo percorso nei confronti del sentimento del divino non potrà che produrre risultati analoghi.
10 novembre 2009
AMORE, SESSO E PROCREAZIONE
Immaginiamo, per un momento, che la procreazione possa avvenire mediante il bacio con la lingua, dovremmo per questo escludere quello del “gusto” dai cinque sensi?
Ci alimentiamo per soddisfare un bisogno corporale, ma anche per soddisfare il piacere del gusto, possiamo alimentarci unicamente per soddisfare un bisogno, ovvero senza provare piacere, o mangiare un cioccolatino solo per soddisfare il piacere del gusto. Questo ragionamento è perfettamente applicabile ai cinque sensi riconosciuti, aggiungendo anche il sesso, stimolati da ciascuno degli organi del senso, genitali compresi.
Si può fare sesso per provare piacere, senza procreare e senza amare, ovvero usare i genitali come un organo del senso, perché tali sono.
Si continua a confondere il sesso con l’amore, mentre basterebbe riconoscere ai genitali la funzione di organi del senso, per creare una immediata distinzione tra l’innamoramento e la scopata.
La Religione Cattolica, che conosco meglio di altre, ha sempre considerato peccato la masturbazione, per negare ai genitali il loro vero ruolo di organi del senso, ed artatamente continua a definire il sesso e l’amore come parti di una stessa cosa, confondendone volutamente ruolo e significato. Ciò è palesemente falso perché amore, sesso e procreazione sono cose perfettamente distinte dal fatto che ognuna si realizza indipendentemente dalle altre. E’ possibile fare questa affermazione soltanto da poco tempo a questa parte, grazie alla cosiddetta procreazione assistita, o meglio, inseminazione artificiale.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza: si può fare sesso solo per provare piacere senza amore e senza procreare, procreare senza fare sesso e senza amore, amare senza procreare o fare sesso.
Ognuno dei nostri sensi viene stimolato da un organo, contribuisce al completamento del supporto vitale e, cosa non meno importante, a procurare piacere, necessario al nostro equilibrio psicologico.
E’ giunto il momento di riconoscere i genitali come “organi del senso”, con l’identico coinvolgimento emotivo, il piacere, prodotto da ciascuno degli organi che stimolano gli altri sensi.
Esiste il sesto, oltre ai cinque sensi riconosciuti, che non potremo chiamare sesto senso perché, a tale definizione, si è già dato un proprio significato. Lo chiameremo sesso e sarà uno dei sei sensi umani.
Chi volesse partecipare o contestare questo ragionamento, lo faccia senza scomodare la Teologia, perché la logica è laica.
1 novembre 2009
INCOERENZA UMANA

Il genere umano ha speso il suo tempo modificando l'ambiente per migliorare le condizioni di vita, ora lo sta distruggendo.
Ognuno spende metà dell'esistenza per rovinarsi la salute e l'altra metà per cercare di recuperarla.
IL SINGOLO E LA SPECIE AGISCONO IN CONTROTENDENZA.
L’AMORE IDEALE

Il nostro cervello, per formulare giudizi su persone, fatti, situazioni o sentimenti, confronta ogni fatto reale con il corrispettivo “modello”, presente nella memoria residente come “modello ideale”.
Esiste infatti, per ciascuno di noi, un modello ideale per ogni cosa, bellezza, informazione, amore, morale etc.
Il modello ideale dell’amore è il nostro primo amore, ovvero quello ricevuto dalla madre, sincero, totale, disinteressato, che non chiede reciprocità.
E’ veramente difficile incontrare qualcuno che riesca a darci amore che sia confrontabile, alla pari, col modello ideale, ovvero l’amore materno, ma è molto facile rimanere delusi, quanto più l’uno si discosta dall’altro.
Quanto detto, suggerisce due semplici considerazioni: 1 - non è lecito aspettarsi di incontrare l’amore ideale, esso esiste unicamente tra madre e figli; 2 - se nel vostro rapporto d’amore, il confronto col vostro modello ideale non regge, chiedetevi quanto, per l’altro, voi riuscite ad avvicinarvi al suo modello ideale.
Già così è abbastanza complicato, ma occorre tener conto di un ulteriore elemento: qualunque sia l’intensità dell’amore che lega una coppia, la libertà di ciascuno rimane tal quale, nonostante ogni buon proposito di volerne fare a meno, ovvero: non tradisci se non vuoi, ma puoi.
L’amore quasi sempre non è quello ideale, per ogni componente della coppia esistono spazi di libertà, e le alternative non mancano.
Ai giorni nostri, il vincolo del matrimonio non rappresenta più il collante della coppia. Se esistono figli, neppure loro rappresentano la priorità, i divorzi infatti avvengono anche in presenza di figli. L’amore ideale (madre-figli) tende ad attenuarsi, perché sono intervenute nuove esigenze egoistiche ed il modello ideale, delle nuove generazioni, ha una configurazione diversa dal passato. Tale modello, dell’amore ideale annacquato, porta facilmente i giovani a confondere un amore qualunque col grande amore, ovvero quello da suggellare col matrimonio. Molti matrimoni di oggi durano poco perché sono come il gigante coi piedi di argilla, o come la casa con le fondamenta sulla sabbia.
La cellula sociale di base, la famiglia, tende a dissolversi. Contemporaneamente, si comincia a notare l’evanescenza dei “valori” ed il decadimento della “moralità”. La mancanza di lavoro, la conseguente incertezza del futuro, hanno modificato le tre molle che da sempre muovono il mondo: sesso, potere e soldi, in “tutto e subito”, del prezzo da pagare poco importa.
Chiunque guarda al futuro, capisce che è difficilissimo prevedere gli sviluppi del presente, perché rapidi mutamenti coinvolgono ogni aspetto della vita umana, questo non è mai avvenuto prima d’ora. Per la prima volta nella storia umana sta cambiando davvero tutto e molto rapidamente.
Le malattie incurabili incalzano, l’inquinamento di acqua, aria e cibo si somma alle modificazioni climatiche. Guerre e genocidi non tendono a diminuire, la povertà e la fame sono in aumento. L’integralismo e le guerre di religione tengono bene il passo, l’auto sterminio dell’umanità, con armi atomiche o chimiche, è sempre dietro l’angolo. La politica ed i suoi scandali non mostrano miglioramenti, l’economia mondiale è sempre più fragile. I confini degli stati hanno sempre meno significato, le invasioni in armi sono state sostituite da migrazioni pacifiche e non meno problematiche, l’integrazione è un serio problema, oggi più che mai. La facilità con cui ognuno può spostarsi, da un punto all’altro del pianeta, favorisce la trasmissione di malattie nuove, per le quali il sistema immunitario non ha predisposto difese. Virus, batteri e parassiti resistono sempre meglio ad antibiotici e pesticidi (anche essi sono vivi, quindi rispondono al primo imperativo della vita : adattati. Il sistema immunitario, di un numero sempre maggiore di individui, va in tilt perché non riesce a gestire adeguatamente il numero enorme di sostanze nuove che è costretto a neutralizzare per difendere l’organismo, in tutto ciò, altro ruolo importante gioca il poco conosciuto distress (leggi il post: “Chi deprime il S.I.”). La sempre più rapida circolazione planetaria di uomini e merci ha già messo in ginocchio la capacità, di controllo e gestione del fenomeno, di molti paesi. La diffusione e circolazione delle droghe tende vertiginosamente ad aumentare. Le mafie si sono profondamente infiltrate nell’economia e nelle istituzioni di molti paesi.
Alcuni dei problemi indicati hanno sempre fatto parte della storia umana e, bene o male, sono sempre stati risolti. Altri sono sicuramente nuovi e di non facile soluzione, ma ciò che realmente scoraggia è il fatto che mai l’umanità è stata chiamata a risolvere, tutti insieme, tanti problemi; sulle reali capacità di messa in atto di possibili soluzioni è legittimo avere più di qualche dubbio.
I catastrofisti evidenziano il fatto che è impossibile risolvere, tutti insieme, questi problemi. La logica dice che le soluzioni esistono, mentre la storia umana dimostra che non è necessario risolverli contemporaneamente.
E’ importante prendere atto della reale necessità di dover far fronte ai problemi citati e trovare adeguate soluzioni in tempo utile. Un detto del mio paese recita: “mentri u medicu studia u malatu sinni va”, ovvero: “mentre il medico studia (il caso) il malato muore.
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