2 dicembre 2009

ASPETTANDO CHE CAMBI.

Le strutture materiali realizzate dall’uomo sono condizionate da precise leggi della fisica che impongono un limite alle loro dimensioni, pena il crollo sotto il loro stesso peso, ma altre leggi naturali ne limitano di molto la longevità, data l’incapacità della materia di resistere all’insulto del tempo. Parimenti le strutture sociali organizzative dei popoli, siano esse dittature, monarchie o democrazie, sembrano soggiacere a leggi analoghe che ne limitano l'estensione, diversamente rischiano di sfasciarsi per impraticabilità dell’esercizio del controllo centralizzato; risulta limitato anche il mantenimento ad oltranza del potere, per inadeguatezza dei modelli di governo ad evolvere per adattarsi alle trasformazioni sociali. Altre strutture verticistiche come quelle aziendali, che consentono praticamente a chiunque lo meriti di effettuarne la scalata, comportano rischi di scivolamento, dal vertice fino al gradino più basso, per sopravvenuta incapacità a mantenere la posizione conquistata. Tutto evolve e si trasforma e nulla è immutabile o capace di resistere al tempo.
Persino la democrazia dell’alternanza, in un sistema politico bipolare come quello italiano, rischia di provocare il tracollo dello Stato a causa della mediocrità della classe politica che forma i governi, incapace di rinnovarsi e di formare statisti migliori. Questa è esattamente la condizione di oggi dell’Italia, con l’aggravante dell’immobilismo, dovuto al timore di promulgare leggi utili ma impopolari che farebbero perdere consenso ai governanti di turno, va anche aggiunta la diffusa tendenza ad anteporre gli interessi personali a quelli della collettività. Alla disarticolazione dei soggetti politici si aggiunge l’egoismo dilagante dei singoli appartenenti alla classe di comando, non solo finalizzato a ruberie o ad approvare leggi a beneficio di pochi o leggi ad personam, ma sempre più spesso commisto alle mafie; questo mina la fiducia del cittadino nelle istituzioni, con conseguente disaffezione dalla politica stessa. Non si vedono vie d’uscita, a meno di non imitare i francesi del 1789, ma un popolo che vive nel benessere a tutto pensa tranne alla rivoluzione, di sicuro non quello italiano, tra le altre cose soffocato dal debito pubblico tra i maggiori al mondo.

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