6 aprile 2015

MIGLIORI E PIU' FELICI FRA TUTTI NOI.


Lo sono buona parte dei soggetti autistici.
Ho basato questa affermazione dopo avere attentamente osservato Manfredi, il mio oggettivamente bellissimo nipotino di 7 anni, autistico dall'età di circa un anno e mezzo.
Manfredi vive in un mondo tutto suo, un mondo fatto di semplicità e di amore ricevuto dalla famiglia e da tutti coloro che lo conoscono e che istintivamente si inteneriscono conoscendolo.
Lui è dolcissimo, molto tenero, felice, non conosce rabbia o cattiveria e nessuno dei peggiori sentimenti umani.
L'Autismo è una malattia difficile da curare per la istintiva tendenza di voler semplificare cercando "la causa" mentre, in realtà e generalmente, "i problemi" si manifestano per "concause" o concomitanza di cause plurime.
Anche la società tende a semplificare e ad isolare i soggetti autistici ritenendoli "diversi", mentre occorrerebbe "includerli" per aiutarli a far parte di un mondo "normale", dove ciascuno vive la propria esistenza col bagaglio di specificità che ha ricevuto dalla vita, talvolta ingiusta ed indecifrabile.
La Giornata Mondiale per l'Autismo di quest'anno, 2015, in italia ha dominato la ribalta sui media (RAI 3) e non soltanto per un giorno. Ha persino messo in ombra l'altro dramma, quello dei Down.
Grande influenza hanno avuto le "parentele" di influenti politici italiani con famigliari autistici: Boldrini e Faraone su tutti. A Palermo, anche il Sindaco Orlando, Lucia Borsellino, la neuropsichiatra infantile Dr. ssa Gambino, Rosy Pennino (di L'Autismo Parla) e Gaetano Mormando hanno fatto la loro parte e non è una parte tanto piccola. Mi scuso per non aver potuto citare tanti altri nomi, l'elenco sarebbe troppo lungo; comunque un prosit a tutti loro ed auguri sinceri di buon lavoro.
Un affettuoso abbraccio particolare ai nostri autistici, bambini e non, sono tutti soggetti speciali che vivono all'interno di un mondo tutto loro e che spesso sono migliori di tanti di noi che si definiscono "normali". Ma cos'è la normalità se non la capacità di riconoscere agli altri il loro stato fisico e psicologico, visto che tutti ci assomigliamo ma siamo diversi uno dall'altro?
Normale è chi riconosce al prossimo la diversità, in un modo di diversi ma tutti uguali.

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