16 aprile 2016

Autismo e famiglia, le problematiche.

Il primo impatto di una famiglia con l’Autismo è traumatico, il secondo impatto avviene alcuni anni dopo ed è drammatico.
Per prima cosa, quando si scopre di avere un figlio autistico, ci si informa, anche su Internet, si cercano specialisti del settore, si iniziano terapie come l’ A B A o altro.
Prima o poi si giunge a capire che non tutte le terapie, praticate sui bambini autistici, raggiungono risultati tra di esse paragonabili. Qualcuna funziona meglio dell’altra? Ed è qui che avviene il secondo impatto, quello drammatico. Dovrebbero essere gli specialisti del settore a dare suggerimenti precisi verso quali terapie rivolgersi e quali altre sarebbe il caso di escludere, dovrebbero farlo rispettando assolutamente il migliore principio deontologico; avviene questo? Io non lo credo. Sarà la “sensibilità” dei genitori, il più delle volte, a stabilire le priorità; ma non sempre i genitori hanno una adeguata preparazione per farlo. Su questo nessuno si offenda, siamo quasi tutti ignoranti in materia, io più di tutti, però dico la mia.
Ecco ciò che secondo me manca: un soggetto terzo, assolutamente non interessato, cioè fuori ambito terapeutico finalizzato a cure. Deve stabilire inizialmente quali terapie intraprendere, programmare dei controlli periodici sul bambino, indicare le priorità nelle terapie successive. I controlli periodici sono fondamentali, non soltanto per il fatto che ogni soggetto autistico è unico (come tutti noi) e quindi reagisce in maniera diversa da altri alla stessa terapia, ma soprattutto perché la malattia evolve nel tempo, intervengono nuovi fattori concomitanti che vanno attentamente considerati in ambito della complessiva strategia di cura. Tutto questo penso che manchi e, più che necessario, credo che sia indispensabile.

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