15 maggio 2016

I sogni sono l’immagine distorta della realtà, oppure la realtà rivissuta attraverso immagini distorte?


L’affermazione di una realtà unica, indiscutibile e  inconfutabile è, da sempre, l’espressione degli assolutismi.
L’illusione di essere portatori di una verità esclusiva è sintomo di una visione della realtà molto più distorta di quanto si possa immaginare. Le correnti di pensiero più aperto e meno aggiogato ai vincoli culturali classici, vedono invece nella verità una percezione
soggettiva, e quindi multipla.
L’espressione “
non esiste una verità ma molte verità“, lascia perplessi ad una prima lettura. Bisogna abituarsi, prima di accettare questa affermazione, a riconoscere la relatività del pensiero.
Ogni pensiero, e quindi ogni percezione di realtà, è frutto di una posizione particolare del soggetto che la
 interpreta. Quindi “vera” in quelle condizioni e solo in quelle. L’entrata in scena di altre variabili non smentisce la realtà precedente ma ne produce un’altra, non meno “vera”.

Perché accettare un concetto così trasgressivo per il nostro modo di vedere il mondo che ci circonda? Un albero è un albero per chiunque lo guardi! Certamente, ma esiste solo dal momento in cui lo percepiamo.
Siccome ciascuno di noi lo percepisce in
 modo diverso, perché alla vista ne ricava emozioni originali e del tutto personali, l’albero diventa una realtà diversa a seconda di come lo percepiamo.
Qual è dunque l’albero
 più vero? Quale percezione può permettersi di prevalere su un’altra? Chi può affermare lecitamente che una realtà sia più vera di altre? Ecco ora che affermare “non esiste una verità ma molte verità”, assume un significato più accettabile.

Questo principio è ancora più applicabile al mondo delle emozioni, dove la percezione è l’oggetto stesso e non ha bisogno di materializzarsi. L’emozione è uno stato puro che scaturisce da noi stessi in funzione dei nostri turbamenti, del nostro vissuto.
Condizionata dai nostri conflitti e dalle nostre distonie, la nostra meravigliosa mente, con quell’organo virtuale che è la nostra intelligenza emotiva, crea e ci fa riconoscere una realtà del tutto personale.
Attenzione a non cadere nella trappola di cercare di individuare, in una visione competitiva, quale realtà sia autenticamente “reale”. Solo in presenza di una
 patologia possiamo permetterci il lusso di criticare, eventualmente, la capacità percettiva di un individuo, e quindi la sua realtà.
Soffermiamoci invece sullo straordinario fatto che la nostra realtà, in quanto frutto di nostre personali emozioni,
 esiste veramente. Ogni realtà è quindi vera, tangibile e inconfutabile. Se accettiamo la relatività della realtà, ci rendiamo subito conto di essere in presenza di un altro importante concetto: che la realtà esiste perché in noi si è sviluppata non solo la capacità di percepirla attraverso le emozioni ma anche la capacità di crearla.

Se non esiste una realtà esterna, oggettiva e comune a tutti, allora essa è soggettiva, frutto della nostra intelligenza emotiva ed è in questa realtà che noi viviamo, parallelamente alla realtà personale dei nostri simili.
La realtà non esiste, sono le nostre
 emozioni a creare il mondo che ci circonda!

Non gli oggetti, non lo spazio, non il tempo ma la percezione di questi componenti è la realtà. In equilibrio su una sottile linea che separa l’immagine reale (tangibile e attuale, il qui e ora) e l’immagine ideale (le nostre proiezioni), la vita si svolge nel continuo confronto tra questi due mondi. Perché lo spazio che separa le due immagini è una fonte inesauribile di emotività.

Ciò che siamo e ciò che vorremmo essere modificano continuamente il teatro della nostra esistenza, ci fanno scegliere attori e comparse, ci fanno muovere sul palcoscenico della vita. Tesi tra un copione da seguire e lo scopo di ottenere una recensione favorevole, assumiamo di volta in volta ruoli diversi, interpretiamo creativamente le nostre giornate per produrre emozioni degne di essere vissute.
Spinti dalla
 coazione a ripetere quei passaggi che ci hanno tanto emozionato nella nostra infanzia, facciamo entrare in scena gli attori, replichiamo comportamenti e costruiamo scenografie capaci di creare il pathos necessario a rivivere le emozioni.
Qui si svolge la nostra vita: nel complesso mondo personale che costruiamo con le nostre percezioni emotive.

Quando uno stimolo attiva la nostra parte emotiva, questa inizia a ricamarci sopra (produce proiezioni) fino a far divenire l’oggetto stimolante tanto più appagante quanto più sarà in grado di avvicinarsi all’immagine ideale che abbiamo creato nella nostra mente.
Così come sarà tanto più fonte di disarmonia (punti distonici) quanto più ci farà percepire la nostra
 immagine reale come una situazione vincolante e frustrante perché troppo lontana dai nostri sogni.

Se l’immagine reale è frutto delle nostre emozioni, cioè esiste perché noi così la percepiamo, è altrettanto vero che possiamo agire per cambiarla.
Non con la logica e la “forza di volontà ” ma cercando di
 ridurre il conflitto che è in noi.

Possiamo quindi capire quanto il dialogo con il nostro inconscio diventi fondamentale nel trovare l’armonia.
Perché trovata l’alleanza con il nostro inconscio, siamo in grado di
 cambiare la realtà!



Commenti: Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]





<< Home page

This page is powered by Blogger. Isn't yours?

Iscriviti a Post [Atom]