30 gennaio 2018

Attività onirica ed insonnia.


L'ultimo sogno non si dimentica
E' quello fatto subito prima del risveglio e potrebbe condizionare lo stato d'animo nel corso della giornata.
Nei sogni, gli schemi mentali non esistono, solo l'essenza delle informazioni è importante, per questo motivo si può sognare di fare cose che normalmente da svegli non si riuscirebbe a fare.
C'è un particolarissimo tipo di esperienze psicologiche che si verificano durante lo stato di sonno, che implicano una conoscenza per via extrasensoriale di pensieri o avvenimenti esterni al sognatore. La percezione extrasensoriale, come il sogno, è un processo intrinseco alla natura umana: rivela la conoscenza inconscia ed il bisogno di realizzare esperienze e sistuazioni per le quali da svegli non si trova abbastanza coraggio per renderle concrete.
Il Sogno come esplorazione degli abissi dell'anima
Il sonno, dona all'uomo il ristoro del corpo nella magia dei sogni. Imparando ad ascoltare la voce del sogno, che proviene dai livelli più profondi della nostra anima, è possibile raggiungere un’autoconoscenza. In altre parole, apprendere informazioni su di noi che celiamo a noi stessi. I sogni, anche quelli più angosciosi, costituiscono un importante patrimonio interiore.
Il merito storico di Sigmund Freud fu di assegnare al sogno un significato psicologico, individuabile attraverso il lavoro analitico dell'interpretazione, concependo il sogno come il risultato di un processo psichico.
Secondo Freud è dall'inconscio dell' individuo che si originano i sogni. L'inconscio esprime essenzialmente desideri, che nel sogno trovano una loro "realizzazione allucinatoria". Il sogno è quindi la rappresentazione dell' appagamento mascherato di desideri repressi in un modo tale, e tramite immagini, che assicurano che loro intima natura non sia svelata.
Secondo, Carl Gustav Jung, i sogni potevano essere letti col metodo prospettico, con uno sguardo sul futuro, il che consentì a Jung di osservare nel vissuto onirico, le linee di sviluppo della crescita psicologica, a partire dalla potenzialità che nel sogno si manifestino "cose non ancora realizzate".
Un'altra differenza rispetto al modello freudiano, sta nel fatto che, secondo Jung, il sogno può rappresentare oltre che contenuti dell'inconscio personale, anche temi propri dell' inconscio collettivo, intesi come parte della nostra psiche che conserva simboli universali detti archetipi che non provengono da acquisizioni personali, ma che sono ereditati dalla specie, come risultato della storia dell'umanità a partire dalle origini.
Secondo la concezione junghiana all' inconscio collettivo vanno ascritte la produzione dei miti, delle idee religiose, delle visioni e dei sogni, poiché persone di culture differenti possono spontaneamente attingere da un comune immaginario simbolico. Jung scrive trattarsi di "grandi sogni”, ossia di sogni ricchi di significato che provengono da questo strato più profondo della psiche.
E’ necessario puntualizzare che Jung fu particolarmente interessato al Buddismo e alle filosofie orientali, tanto da indurlo a scrivere la prefazione alla prima traduzione occidentale del classico buddista “Il libro tibetano dei morti “ (Il Bardo Thodol). Da questa prima traduzione, ricca purtroppo di termini impropri, quale quello di “mente unica” al posto di “natura della mente pura dalle origini”, Jung giunse ad un’interpretazione erronea associata all’incoscio, da cui appunto “inconscio collettivo”.
Potremmo quindi definire il sogno di tipo Junghiano come "sogno del Sé", e "sogno dell' Io", quello freudiano. Il "sogno del "Sé" di solito è un tipo di sogno che compare a colori forti, che ha una evidenza netta, non si fa fatica a ricordarlo al risveglio; ma, è il sogno che si impone alla coscienza.
Invece i sogni dell' "Io" hanno a che fare con la pulsionalità, col desiderio, con l'aggressività. In questi compaiono anche figure importanti della nostra vita ordinaria, figure genitoriali, amici, parenti, ... in questo caso però, per quanto il sogno possa essere significativo, non ha mai quel valore di orientamento che hanno i sogni del Sé, e non hanno soprattutto quell'evidenza sensoriale, quel vero e proprio effetto luminoso di cui parla Jung.
Il sogno può anche servire per trovare risposte originali a dei problemi: il metodo dell' "incubazione onirica" consiste nel formulare in modo chiaro la domanda al nostro inconscio e al risveglio annotare i contenuti emersi dal sogno.
Ogni singolo individuo è creatore di un personalissimo "dizionario dei simboli", pur considerando che esistono dei simboli comuni a tutti gli individui.
L'insonnia
La paura di realizzare, durante il sonno, sogni indesiderarti o avvilenti, potrebbe produrre insonnia. Non siamo in grado infatti di controllare l'attività onirica ed ancor meno di determinare quali sogni faremo. I sogni danno spesso corpo alle nostre paure ed ai disagi del vivere quotidiano.
La paura della morte assume un valore particolarmente significativo tra i motivi che generano insonnia. Alcuni sensi, durante il sonno vengono automaticamente attenuati, come ad esempio la vista; pur sognando, potremmo definire il sonno come vita attenuata, una sorta di avvicinamento al concetto di morte fisica. Prima di addormentarsi si assume quindi un atteggiamento inconscio di timore verso la vita attenuata con conseguente rifiuto dell'addormentamento.
Tale anomalo atteggiamento di alcuni, denota travaglio interiore, difficoltà nell'accettare aspetti della vita che turbano, insoddisfazione che conduce alla mancanza di serenità ed in definitiva all'insonnia.
Domande da porsi nel caso d'insonnia:
1) Fino a che punto sono dipendente da potere, controllo, intelletto?
2) So abbandonarmi allontanando i pensieri che mi turbano?
3) Mi preoccupo del lato oscuro della mia anima?
4) Sono in grado di modificare il mio comportamento in funzione dell'interazione con altri?
5) Quanto è grande la mia paura della morte?
Preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere ma che non è, oppure avvilirsi per fatti della nostra vita che non abbiamo il potere di modificare, non asseconda l'addormentamento.
A vincere l'insonnia potrebbe aiutare la disciplina Yoga. Serve a mantenere il controllo sulle proprie sensazioni e pulsioni, consente il distacco della mente dalle angosce terrene. Le tecniche yoga sono basate sulla meditazione e sul controllo del respiro come il Raya yoga.
Altro fatto, che riveste importanza non secondaria per riuscire ad addormentarsi in caso di insonnia, è il controllo della respirazione. Alcuni trovano utile fare dei lunghi respiri prima di addormentarsi. La prima sensazione che si prova è di aver allungato la durata dei respiri, prima sicuramente più corti e ravvicinati. Pare che ossigenando meglio il sangue, i lunghi respiri consentano una migliore la lucidità mentale, prima offuscata dalla stanchezza dell'attività quotidiana, avvilita dalle beghe della vita che tenderanno quindi ad ingigantirsi creando uno stato confusionale, che non aiuta di certo a favorire il sonno.



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