2 settembre 2019

Marsili, Palinuro, Etna, Stromboli, passando per lo Stretto di Messina


La vulcanologia è una scienza relativamente recente, è la specializzazione della geologia che studia processi e fenomeni vulcanici, i loro prodotti (solidi e/o gassosi) le loro morfologie ed altri eventi connessi o conseguenti.
Le eruzione dell'Etna e dello Stromboli impensieriscono i cilentani, preoccupati per le attività del Marsili, il vulcano sottomarino che sorge di fronte il Golfo di Policastro. Alto ben 3 mila metri, è sotto l’attenzione di numerosi studiosi che ne controllano lo stato di salute.
Come ogni vulcano attivo, essendo il Marsili sottomarino, ha delle particolarità che lo differenziano da altri vulcani che conosciamo come il Vesuvio o l’Etna, ma la sua pericolosità non è da meno. Alcuni studi hanno rilevato la presenza di materiale magmatico depositato sulle pendici ed alla sua base che fa pensare ad un’attività relativa agli ultimi 3 mila anni, un lasso di tempo brevissimo se confrontato con le ere geologiche. Un’eruzione potrebbe causare uno tsunami, ma siamo nel campo delle ipotesi. Non sappiamo quale possa essere l’entità dell’eruzione: nella peggiore delle ipotesi si assisterà ad un fenomeno catastrofico che spazzerà via gran parte del versante tirrenico del Sud Italia.
Il Palinuro è una catena montuosa sottomarina di origine vulcanica che ora sembrerebbe non attiva. Non erutta, dunque, ma dalle sue pendici possono crearsi delle frane che non causerebbero onde anomale pericolose per la popolazione.
Per quanto riguarda gli altri vulcani dell'area Calabro-Campana, a preoccupare dovrebbero essere i Campi Flegrei dove l’attività vulcanica è intensa ed un fenomeno eruttivo potrebbe coinvolgere tutto il Meridione.
La pericolosità dei due vulcani attivi Etna e Stromboli, consiste, nel caso dovesse avvenire una eruzione catastrofica, nell'impossibilità di riuscire ad evacuare l'intera area del catanese, sulle sole pendici dell'Etna insistono non pochi centri abitati; mentre Stromboli, essendo un'isola, quindi circondata dal mare, non sarebbe facilmente e tanto meno velocemente, evacuabile.
Il terremoto-maremoto di Messina del 1908, ha coinvolto maggiormente l'area ionica rispetto a quella tirrenica (vedi immagine), è riconducibile ad attività vulcanica, anche se non a vera e propria eruzione. E' stato causato da un gigantesco "crollo" sotterraneo, che ha prodotto un buco sul fondale dello Stretto, subito riempito da una valanga di acqua di mare, risputata fuori ha causato il maremoto che ha spazzato parte di Messina. Vediamo perchè.
E' solido, eppur si muove
La Terra è formata da quattro strati concentrici (vedi immagine): il nucleo interno, il nucleo esterno, il mantello e la crosta. La crosta è lo strato più superficiale, molto sottile rispetto agli altri strati ed è costituito da placche tettoniche solide (zolle) che sono in costante movimento. I terremoti ed i vulcani sono fenomeni che testimoniano il costante movimento e scorrimento delle placche, nonchè dei movimenti e crolli sotterranei, che avvengono nel mantello. Si trovano localizzati preferenzialmente in corrispondenza dei confini delle zolle.
Dalla stessa immagine che mostra la terrasezione, si evince come il mantello possa mettere in comunicazione tra loro, a volte anche localizzata, alcuni vulcani non troppo distanti gli uni dagli altri; tale fenomeno è dovuto anche a fratture nella pur sottile crosta, che metterebbero in comunicazione più vulcani, sia attivi che non attivi.









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